Federcasse, l’associazione nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali (BCC), invita ad evitare che nel dibattito pubblico e nella costruzione delle informazioni si possa associare, anche solo indirettamente e sulla base del cd. “decreto salva banche”, il tema delle crisi e la dimensione degli istituti di credito; nello specifico, delle banche di territorio. Notizie che in questi giorni vanno diffondendosi sugli organi di stampa, in taluni casi senza adeguato e necessario riscontro, sono difatti in grado di ingenerare nell’opinione pubblica la convinzione che sussista un nesso di causalità tra quanto avvenuto nelle 4 banche (di cui nessuna BCC) oggetto del Decreto 183, e le banche locali che, come noto, sono oggi rappresentate in gran parte dalle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali. Federcasse con l’occasione ricorda i particolari indicatori patrimoniali delle BCC e Casse Rurali, che hanno un patrimonio di sistema (capitale e riserve) di 20,5 miliardi (cresciuto dell’1,3 per cento nell’ultimo anno). Il CET 1 ratio ed il TCR medi delle BCC sono pari, rispettivamente, al 16,2 ed al 16,7 per cento in raffronto al 12,1 ed al 14,8 del resto dell’industria bancaria italiana.
Federcasse, a questo proposito, sottolinea che ogni singola BCC è inserita in un sistema che ha consentito, quando necessario, di risolvere al proprio interno e senza alcun contributo pubblico le situazioni di criticità. E che gli strumenti di categoria che il Credito Cooperativo si è dato negli anni (Fondo di Garanzia dei Depositanti, Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti, Fondo di Garanzia Istituzionale) hanno permesso ai clienti (anche possessori di titoli subordinati) di non subire alcun danno patrimoniale.
Da ultimo, Federcasse ricorda che oggi un cliente di BCC che possiede obbligazioni ordinarie emesse dalla stessa Banca e garantite dal Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti, può contare su una garanzia fino a 100 mila euro aggiuntiva a quella di pari importo riconosciuta per legge ai depositanti.